La Cia perplessa sulla nomina di Carrai, secondo Il Fatto

sabato, 7 maggio 2016

Marco Carrai non avrà neppure una consulenza dalla presidenza del Consiglio dei ministri per occuparsi di cybersecurity e così operare all’interno dell’intelligence italiana, seppur da esterno. Lo spiega il “Fatto Quotidiano” di sabato 7 maggio 2016, in un articolo firmato da Davide Vecchi e Antonio Massari.  Dopo che, informalmente, anche il presidente della Repubblica Mattarella avrebbe bloccato la nomina di una nuova struttura di intelligence informatica diretta da Marco Carrai, come inizialmente pensato da Matteo Renzi prima di accantonare il progetto, i servizi segreti americani avrebbero fatto forti pressioni sui vertici italiani per evitare il nuovo incarico da esterno pensato per lo storico collaboratore del premier. Il “Fatto” parla di un “vigoroso consiglio” partito dai servizi italiani verso Palazzo Chigi, dopo insistente “pressing” da parte della Cia. La notizia sarebbe stata anticipata da un dirigente della nostra intelligence, e confermata da altre fonti, una governativa, l’altra diplomatica. Il 29 aprile Matteo Renzi, nella conferenza stampa in cui aveva annunciato le nuove nomine degli apparati di sicurezza, aveva spiegato che Marco Carrai sarebbe stato chiamato a Palazzo Chigi per “aiutarlo coi big data”. Nei giorni successivi il sottosegretario Marco Minniti avrebbe però convinto il presidente del Consiglio a desistere vista “la portata dei timori americani”. La perplessità dell’intelligence Usa riguarda in particolare modo i forti interessi economici che legano Marco Carrai a  Israele. ” I maggiori dubbi sarebbero legati alla Cys4 e alle tre Wadi Venture registrate tra Tel Aviv e Lussemburgo. Società riconducibili a Carrai e partecipate da grandi imprenditori delle infrastrutture pubbliche, consiglieri di Finmeccanica, capi di importanti gruppi bancari, ex agenti dei servizi segreti israeliani, uomini legati ai colossi del tabacco. Oltre al solito fedelissimo renziano, Davide Serra”. Tra i soci israeliani che avrebbero suscitato le perplessità di Washington su Carrai il “Fatto” cita il lobbista Jonathan Pacifici e Reuven Ulmansky, ex agente dell’unità di intelligence informatica dell’esercito di Israele. Anche l’amicizia con il controverso Michael Leeden, indagato dall’Fbi per i dati riservati venduti al Mossad, avrebbe aumentato i dubbi della Cia sulla nomina di Marco Carrai. “Lo stop recapitato è stato formulato come consiglio finalizzato a evitare interferenze da parte degli agenti israeliani”, scrive il Fatto Quotidiano, rimarcando il rapporto complesso tra l’amministrazione Obama e il governo Netanyahu.

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