Il malcostume politico dei capolista-civetta rivela la vera natura del centrodestra milanese

mercoledì, 11 maggio 2016

Matteo Salvini, eurodeputato a Bruxelles; Maurizio Lupi, capogruppo Ncd alla Camera dei Deputati; Mariastella Gelmini, deputata a Roma; Gabriele Albertini, senatore a Roma. Questi sono i capolista dei partiti del centrodestra che si candidano al consiglio comunale di Milano in appoggio a Stefano Parisi. In attesa di sapere se il Tar accoglierà il ricorso di Fratelli d’Italia, che a sua volta presenta come capolista il consigliere regionale Riccardo De Corato.
E’ evidente a tutti che si tratta di candidature-civetta: nessuno dei personaggi succitati rinuncerà allo scranno parlamentare e allo stipendio che gliene deriva per impegnarsi al servizio della città di Milano. Incarnano un malcostume politico che rivela al tempo stesso un rapporto strumentale con l’elettorato, chiamato a scegliere la nuova classe dirigente che dovrà amministrare una grande area metropolitana, e come se non bastasse l’intento di commissariare in anticipo un candidato sindaco che ama fare sfoggio di una indipendenza fasulla.
Tralascio ogni considerazione sulla personalità dei candidati-civetta della destra, rappresentanti di una classe politica incapace di rinnovarsi. Basta e avanza l’abuso del doppio incarico e dell’assenteismo a Palazzo Marino che preannuncia, per riconoscere qual è la vera natura del centrodestra milanese.
L’esatto contrario delle liste di centrosinistra impegnate a sostenere Beppe Sala: nessuno dei candidati riveste incarichi parlamentari, tutti si sono impegnati a dedicare il loro impegno a tempo pieno per il buongoverno della città.

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