Da Turchia e Egitto il flusso migratorio prossimo venturo, di lunga durata

martedì, 17 maggio 2016

Questo articolo è uscito su “Nigrizia”.

C’è un dettaglio spesso sottaciuto nelle trattative in corso fra Unione Europea e Turchia sul “contenimento” del flusso migratorio. Fra le principali richieste di Ankara, oltre ai contributi economici (i famosi 3 miliardi di euro) e alla futuribile ripresa dei negoziati per l’ingresso della Turchia nell’Ue, l’altra fondamentale contropartita in gioco è l’eliminazione dell’obbligo di visto d’accesso in Europa per i cittadini di quel paese.
Dunque, ancora una volta, “prima i nostri”: libertà di movimento per i turchi in cambio dello stop ai profughi.
La Turchia è un paese molto popoloso, circa settantacinque milioni di abitanti, lacerato da sanguinosi conflitti di natura etnica e politica. E’ ragionevole pensare che una eventuale liberalizzazione dei viaggi nel continente europeo possa incentivare a sua volta un’altra ondata migratoria di moltitudini di persone che vivono in povertà o che si sentono minacciate da persecuzioni.
In linea di principio non saremo certo noi, sostenitori del principio della libertà di circolazione degli esseri umani oltre che delle merci, a dire no alla liberalizzazione dei visti che il premier Davutoglu continua a esigere dalla Commissione di Bruxelles. Stiamo parlando di una popolazione molto più giovane di quella europea: l’età media è di 29 anni, contro un’età media che nell’Ue supera ormai i 41 anni.
Se poi volessimo considerare la situazione del paese più popoloso dell’area del Mediterraneo, l’Egitto, con i suoi 82 milioni di abitanti, lì facciamo i conti con un’età media di 24 anni. Se l’instabilità politica egiziana sospingesse a muoversi anche loro?
Mi fermo qui, ma potrei continuare. Appare evidente che, quand’anche l’auspicata fine dei conflitti che sconvolgono la Siria e tutta l’area circostante prosciugasse l’ondata di milioni di profughi in fuga dalla guerra, è inevitabile che l’Europa si prepari comunque a gestire un prolungato e consistente flusso migratorio di natura strutturale dovuto a squilibri demografici, economici e ambientali, da tutta la sponda sud del Mediterraneo.
I demografi ci ricordano che alla metà del secolo la popolazione africana sarà raddoppiata, oltrepassando quota due miliardi. Il Medio Oriente peraltro sembra lontano dal pacificarsi. La consistenza assunta dal flusso migratorio verso nord nel 2015 (oltre un milione di passaggi) anticipa una tendenza di lunga durata. Gli studiosi richiamano l’esempio della prolungata ondata migratoria dall’Europa verso le Americhe che durò all’incirca settant’anni, fra la metà del diciannovesimo secolo e i primi decenni del ventesimo. Vari fattori inducono a prevedere che il flusso sud-nord in atto possa durare meno, ma dieci o vent’anni sono da mettere comunque nel conto.
E dunque: davvero le classi dirigenti europee pensano di poter tirare a campare alla giornata, escogitando accordi bilaterali di tamponamento provvisorio degli arrivi?

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