Marco Pannella nottambulo, il mio piccolissimo ricordo personale

giovedì, 19 maggio 2016

Il rimpianto, è inevitabile, si popola di ricordi. E mi scuserete allora se neanch’io resisto alla tentazione d’intromettermi nella commozione generale con cui in tanti onoriamo l’eccezionalità di una persona come Marco Pannella, riducendola a un solo momento affettuoso. Ricordo la campagna elettorale del 1978 in Trentino Alto Adige fatta insieme a lui e a Alexander Langer, girando come trottole. Ricordo le sue visite lunghe ore ed ore al carcere don Bosco di Pisa in cui era detenuto Adriano Sofri, la cui sala colloqui riempiva con il fumo di decine di sigarette…

Ma oggi vorrei confidarvi soprattutto il bisogno di parlare con lui provato fra le tre e le quattro di notte a Saxa Rubra, da solo nella mia stanza di direttore del Tg1, subito dopo aver preso la decisione di dimettermi da quell’incarico. Gli telefonai, nonostante l’ora, sapendo di trovarlo sveglio e per nulla sorpreso. Parlammo a lungo, cercò affettuosamente di dissuadermi. Fu l’unico a cui mi venne spontaneo confidare in anticipo l’idea di sventolare l’indomani in tv il bigliettino di raccomandazione ricevuto pochi giorni prima da un politico tra i più accesi nel chiedermi di togliere il disturbo. Lui era a Radio Radicale, dove gli succedeva spesso di passare le notti. Sono passati quasi sedici anni. Si manifestò allora fra noi una confidenza profonda e disinteressata che mi resta assai cara.

P.S. La fotografia, invece, dovrebbe essere del 1991, un quarto di secolo fa, scattata sul palco di “Profondo Nord”, trasmissione di Raitre.

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