Reggerà la diga anti-xenofoba? In Austria si misura anche il futuro del fascioleghismo italiano

sabato, 21 maggio 2016

Domenica 22 maggio il secondo turno delle elezioni presidenziali austriache sarà determinante nell’indicare il futuro della politica europea. Se Norbert Hofer, il candidato del partito xenofobo e antiUe Fpoe, che parte di molto avvantaggiato, dovesse raggiungere la maggioranza dei consensi, le conseguenze si avvertiranno anche oltre i confini dell’Austria. Se invece prevalesse l’unione delle forze europeiste e democratiche che già in Francia ha dimostrato di poter sbarrare la strada al Front National, e contro i pronostici della vigilia diventasse presidente della Repubblica il candidato verde Alexander Van der Bellen, allora vorrà dire che la strada dell’estrema destra rimane per ora sbarrata.
Si sarà notato che Matteo Salvini, in Italia, sta conducendo una campagna elettorale insolitamente “moderata”. Ha messo la sordina alle sue abituali rodomontate. Non facciamoci illusioni: la sua è una scelta tattica di attesa. Misura le forze. Vuole capire se ne avrà abbastanza per condurre a fondo lo strappo con la componente conservatrice che si richiama al Partito Popolare europeo, rappresentata in Italia da ciò che resta del berlusconismo e dal partitino di Alfano. Salvini ha già fatto sua l’opzione fascioleghista che l’ha portato a manifestare l’anno scorso insieme a CasaPound, ma deve verificare in quale misura gli sarà possibile trascinarsi dietro le componenti più moderate della destra.
La verifica del voto di Vienna sarà per questo importante. Già ha evidenziato come la politica delle grandi intese fra socialdemocratici e popolari è miseramente fallita. Resta da capire se ciò basti a rendere maggioritaria l’estrema destra incoraggiandola a puntare da sola alla conquista del governo.

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