Il dialogo con l’islam di matrice integralista, da Al Azhar ai Fratelli Musulmani, difficile ma necessario

martedì, 24 maggio 2016

Ieri papa Francesco ha ricevuto e abbracciato in Vaticano l’imam della moschea Al Azhar del Cairo, Ahmad Al-Tayyeb, considerato la massima autorità religiosa dell’islam sunnita (per quanto non esista una vera e propria gerarchia all’interno della galassia musulmana). E’ una scelta coraggiosa, quella compiuta da Bergoglio. Per quanto legato alla casta militare egiziana -ieri Moubarak e oggi Al Sisi- in aperta contrapposizione al movimento dei Fratelli Musulmani, l’imam di Al Azhar resta il portavoce di un islam la cui matrice culturale tradizionalista e letteralista è permeata dall’integralismo e dalla subalternità alla politica. Basti pensare agli elogi rivolti anche in tempi recenti ai cosiddetti “shahid” (martiri) che compiono azioni terroristiche suicide contro gli israeliani; o alla minaccia di crocifissioni e taglio delle mani rivolta contro gli aderenti dell’Isis: non proprio il linguaggio di una pacifica autorità religiosa.
Eppure la decisione di instaurare un dialogo col portavoce sunnita protagonista di una condanna netta del fanatismo jihadista scatenato dal sedicente Califfato, resta una necessità ineludibile. Chi aspira alla pace non può che seguire con attenzione e rispetto la lacerante dialettica che si è aperta nel campo musulmano. Lo stesso atteggiamento dialogante, a mio parere, deve essere tenuto di fronte alle divisioni che oggi si manifestano dentro al vasto movimento politico integralista variegato dei Fratelli Musulmani.
Demonizzare un intellettuale come Tariq Ramadan (invitato a tenere una conferenza a Milano il prossimo 3 giugno), a me pare autolesionistico. Ramadan, nipote di uno dei fondatori dei Fratelli Musulmani, predica la nascita di un islam europeo che si riconosca nei valori del pluralismo e della democrazia. Inchiodarlo alle sue prese di posizione antisioniste e sottovalutare il ruolo che può svolgere nella battaglia culturale contro l’Isis, può soddisfare esigenze propagandistiche di parte ma risulta come minimo miope.

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