In Libia, per non sbagliare, l’Italia si schiera col premier Serraj ma anche col rivale Haftar

martedì, 24 maggio 2016

Un articolo di Vincenzo Nigro su La Repubblica di martedì 24 maggio 2016 racconta come unità speciali del nostro eservizo, in accordo coi servizi segreti, stiano combattendo in Libia al fianco delle truppe legate al generale Haftar. Un appoggio militare al militare che per ora non collabora con il governo di Tripoli,riconosciuto dall’Onu e dalla maggior parte della comunità internazionale, tra cui anche l’Italia. Nei giorni scorsi il generale legato a Gheddadi che comanda le forze armate collegate al parlamento di Tobruk, in Cirenaica, aveva dichiarato che non riconosce il “governo di accordo unità nazionale” (Gna) del premier designato Serraj e aggiunge «non ho tempo da perdere con le Nazioni Unite. Non m’importa nulla delle decisioni del Gna, le sue decisioni sono solo pezzi di carta. Non penso che questa soluzione imposta dall’Onu avrà successo». L’Italia però ha deciso di affiancare sul campo Haftar, che nelle scorse settimane è stato sostenuto dalla Francia nella sua missione per liberare Bengasi dall’ISIS. Come sintetizza l’agenzia AskaNews, “nella base aerea di Benina, che si trova vicino Bengasi ed è uno dei comandi principali delle truppe fedeli ad Haftar, secondo il quotidiano operano al momento militari francesi, americani, britannici e anche italiani. Una fonte governativa italiana ha spiegato al giornale che “è importante capire cosa fanno tutte le forze militari straniere presenti in Libia, sia per preparare eventuali azioni contro lo Stato islamico, ma anche per capire quali sono le dinamiche, le alleanze fra milizie libiche e i loro vari sponsor stranieri”.
Secondo fonti contattate da Repubblica, due elementi decisivi avrebbero convinto il presidente del Consiglio Matteo Renzi a dare il via libera alla missione: la creazione del comando congiunto a Roma, secondo le direttive della nuova legge sulle “garanzie funzionali” estese anche agli uomini della Difesa e le necessità operative, ovvero l’opportunità di preparare l’addestramento dei soldati libici che verranno ritenuti affidabili dai governi europei”.

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