Altra strage in mare, dopo il naufragio di ieri. Ma l’Europa continua a proibire l’uso di traghetti per i migranti

giovedì, 26 maggio 2016

A 35 miglia dalla costa libica si è rovesciato un barcone con un centinaio di persone a bordo. Le vittime si contano a decine, e in ogni caso si contano sempre per approssimazione: quasi si trattasse di un’entità indistinta anzichè di esseri umani. Non ci saranno immagini suggestive di questo naufragio, a differenza di quello di ieri filmato e fotografato dai soccorritori.
In un veloce inciso del suo editoriale sul “Corriere della Sera”, oggi Beppe Severgnini liquida come impraticabile la richiesta da tempo avanzata dalle Nazioni Unite e dalle organizzazioni umanitarie di garantire viaggi sicuri a chi pur di attraversare il mare è pronto a tutto. L’argomento portato è sempre lo stesso, mai dimostrato: se si cedesse alla richiesta di “corridoi umanitari”, i migranti da migliaia si trasformerebbero in milioni. Ha scritto proprio così, Severgnini, senza ulteriori spiegazioni. Affermando quindi l’inevitabilità della strage in corso, che pure lo addolora. Sembra inutile replicargli che centri di raccolta e smistamento gestiti dall’Ue con le Nazioni Unite garantirebbero anche forme di controllo su un flusso che, quando è gestito in forma di monopolio da organizzazioni criminali, avviene nel caos. Basterebbe istituire un regolare servizio di traghetti e di voli charter per fermare la strage. E per evitare che i migranti in partenza dalla Libia e dall’Egitto sbarchino tutti sulle coste meridionali dell’Italia. Perchè il nostro governo non si fa promotore di questa richiesta delle Nazioni Unite in sede di Commissione europea?

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