Il Pd e il vittimismo sulla Rai: antichi ricordi di “fuoco amico” dentro la televisione pubblica

giovedì, 2 giugno 2016

I giornali che riferiscono lo scontento del Pd sulla conduzione del direttore generale Rai, Antonio Campo Dall’Orto, fino a ieri presentato come renziano doc, mi fanno riaffiorare la memoria buffa dell’estate 2000, da me trascorsa alla direzione del Tg1. L’impaginazione del telegiornale suscitava continue, malcelate lamentele e formali proteste anche a sinistra. Quando poi si verificò l’incidente del servizio sulla pedofilia trasmesso con immagini che avevo chiesto di evitare, non parve vero cogliere la palla al balzo a coloro che non digerivano la nostra eccessiva autonomia. “Le scuse non bastano”, proclamò Fabio Mussi. “”Se avessi avuto una pistola avrei sparato sul televisore”, esagerò il primo ministro Giuliano Amato. Bum. Oggi ci rido su anche con i diretti interessati, ma allora mi cascarono le braccia. Il bello è che poi da quella stessa parte mi giunsero varie telefonate perchè ritirassi le mie dimissioni, peraltro già respinte dal cda Rai. Non mi pento certo di averle confermate.
E’ proprio vero che il “fuoco amico” da sinistra sui dirigenti della televisione pubblica rimane, sedici anni dopo, un vizietto incorreggibile.

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