Come sono andate le elezioni comunali: PD in calo, ma le opposizioni non convincono

lunedì, 6 giugno 2016

Le elezioni comunali del 2016 hanno confermato il sostanziale tripolarismo del sistema politico italiano aperto dalle politiche del 2013, con l’eccezione del 2014 dominato dal PD di Renzi. Il partito di maggioranza relativa ha ottenuto risultati mediamente deludenti. Bene a Milano, salvezza stentata a Roma favorita solo dalle divisioni del centrodestra, e dal risultato molto deludente della sinistra, piuttosto male a Torino e Bologna. Fassino e Merola erano indicati da alcuni come possibili vincitori al primo turno, e invece hanno faticato a raggiungere o superare di poco il 40%. A Napoli ha trionfato De Magistris, come da attese, mentre il PD non è riuscito ad arrivare al ballottaggio. Un flop previsto, ma certo amaro. Molto deludente anche il risultato di Trieste, mentre nell’altro capoluogo di Regione andato al voto, Cagliari, il centrosinistra ha ottenuto il suo risultato migliore con una linea politica, l’unità delle forze progressiste, opposta alla strategia nazionale. Naufragata anche nei test locali, come nella stessa Napoli o a Cosenza. Nelle città capoluogo il PD o il centrosinistra controllavano 21 amministrazioni, contro le sole 4 del centrodestra. Al primo turno le forze a sinistra del centro sono in vantaggio solo in 10. Confermate senza bisogno di ballottaggio Cagliari, il feudo di De Luca Salerno, Carbonia, Rimini  e Olbia. Il centrodestra ha ottenuto risultati piuttosto deludenti, mentre particolarmente contradditorio è il voto del M5S. Benissimo a Roma e Torino, con convincenti risultati sopra il 30%, male a Napoli e Milano, con candidati rimasti marginali. In diverse città capoluogo il M5S viaggia poco sotto al 20%, confermando il dato ottenuto alle scorse regionali. I 5 Stelle sono una forza particolarmente competitiva nel voto d’opinione, e sembrano scontare i loro consistenti deficit organizzativi nel voto organizzato. Nel centrodestra l’unico risultato veramente positivo nelle grandi città è Milano. La sfida tra le due leadership, quella antica e logorata di Berlusconi e quella nuova e arrembante di Salvini, è finita con una mezza sconfitta per entrambi. Berlusconi ha trionfato a Milano, con un sorprendente 20% di Forza Italia che ha premiato la scelta di Parisi. Malissimo invece a Roma, dove fa fatica a superare il 4%, come a Torino, mentre anche a Napoli non raggiunge il 10%. La Lega è andata bene a Bologna, ma ha ottenuto risultati deludenti a Milano, con un magro 12%, e perfino nella roccaforte Varese, ora a rischio. L’Opa di Salvini sul centrodestra sembra esser fallita, e l’egemonia “lepenista” respinta dagli elettori. Molto deludente il risultato di Roma, dove Giorgia Meloni avrebbe potuto raggiungere ballottaggi solo se alleata con Forza Italia. Male anche la sinistra radicale, che ha confermato la sua sostanziale marginalità. Il voto di protesta nelle grandi città progressiste premia il M5S. Il quadro confuso e incerto di queste elezioni sarà chiarito dai ballottaggi, che sembrano tutti piuttosto incerti. Nelle città medie e piccole sembra andare bene il centrodestra, ma visto il proliferare di liste civiche è più difficile fare valutazioni politiche.

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