Sconfitta elettorale per tutti, tranne i M5S. Ma sono i due Mattei (Pd e Lega) a perdere più degli altri

lunedì, 6 giugno 2016

Nelle grandi città italiane il Partito Democratico deve registrare un calo di consensi che -in rapporto alle famose europee 2014- può definirsi un crollo. Matteo Renzi è impopolare nell’elettorato di sinistra che si allontana e si disperde tra astensionismo e listarelle in lite fra loro. L’illusione di tamponare questa emorragia compensandola con altri voti provenienti dal centro e dalla destra si è rivelata tale: al massimo Renzi-Lotti-Boschi avranno recuperato il voto di Giuliano Ferrara e quello di Denis Verdini. Poca roba..
Vincono dunque i Cinquestelle in via di graduale emancipazione da Beppe Grillo: ha giovato loro l’assenza del comico dalla campagna elettorale, così come l’aver puntato su due giovani donne già attive all’opposizione a Roma e Torino.
Renzi ha proprio sbagliato tutto. Convinto di disporre di un’arma di distrazione di massa col referendum costituzionale, rischia di perdere al ballottaggio altre città importanti oltre a Roma e Napoli. Gli toccherà correre ai ripari modificando la legge elettorale, se non vuole rassegnarsi a consegnare l’Italia fra uno o due anni al movimento antipolitico che credeva di tenere a bada con la sua parlantina.
Ma a uscire sconfitto dal primo turno delle amministrative 2016 è anche il leader fascioleghista Matteo Salvini. Non solo la “sua” Meloni arriva terza a Roma scivolando nell’irrilevanza. E’ in casa sua, a Milano, che il secondo Matteo subisce la sconfitta più inaspettata: resta al palo dell’11% mentre Forza Italia lo guarda dall’alto del 20%. Tutto il contrario del sorpasso annunciato. Si profila uno spazio per una destra moderata alternativa ai due Mattei, e cresce la rilevanza politica nazionale di Stefano Parisi.
Beppe Sala a Milano è atteso da un compito impegnativo, nel ballottaggio: rimotivare una sinistra frustrata, separando il suo destino da quello del perdente Matteo Renzi.

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