Salvini fregato dal suo delirio d’onnipotenza: che errore rifiutare la candidatura a sindaco di Milano

mercoledì, 15 giugno 2016

Sembra passata un’infinità di tempo, ma solo nell’autunno scorso Salvini avrebbe avuto la strada spianata per ottenere da tutto il centrodestra la candidatura a sindaco di Milano. Lui rifiutò, autoproclamandosi ai quattro venti come capofila nazionale dell’alternativa al governo Renzi, scommettendo che il suo movimento fascioleghista avrebbe sfondato oltre i confini della defunta Padania e avrebbe mietuto consensi anche nel centro e nel sud Italia.
Oggi il segretario della Lega paga salato il suo delirio di onnipotenza, alimentato dalla sovraesposizione mediatica di cui ha goduto nei talk show televisivi che frequenta ossessivamente. Come è noto, la Lega ha fatto fiasco nelle elezioni amministrative da Roma in giù. E anche a Milano, dove dava per scontato di affermarsi come primo partito del centrodestra, ha conseguito poco più della metà dei voti di Forza Italia. Così il suo disegno ambizioso si infrange e la sua leadership ne esce fortemente ridimensionata. Al punto che il candidato sindaco di Milano da lui sostenuto, Stefano Parisi, può permettersi di dichiarare che non lo vuole neanche come assessore alla sicurezza, visto che non può garantire un impegno a tempo pieno.
Per la verità non credo che Salvini avrebbe avuto molte chances di vittoria a Milano, se si fosse proposto come primo cittadino. Ma è certo che se avesse compiuto quel passo oggi i rapporti di forza all’interno del centrodestra sarebbero stati a lui molto più favorevoli. Gli hanno difettato la modestia e la visione strategica. E ora per lui inizia la china discendente. Non penso che sia condannato all’irrilevanza perchè le pulsioni reazionarie che covano nella società italiana restano potenti. Ma di sicuro ha dato una prova d’immaturità che può costargli molto cara.

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