Jo Cox, la deputata laburista assassinata oggi a colpi di pistola e a coltellate da un fanatico sostenitore della Brexit, non è la prima donna politica impegnata sul fronte della solidarietà a subire la violenza del fanatismo nazionalista. Era già successo nell’ottobre 2015 a Colonia, dove pochi giorni prima del voto la candidata progressista Henriette Reker subì un assalto coltello alla mano da parte di un neonazista che l’accusava per il suo impegno nelle pratiche di accoglienza dei profughi. Mentre si trovava ricoverata in ospedale, la Reker è stata eletta da una forte maggioranza di suoi concittadini sindaco di Colonia.
Mi auguro che anche l’agguato perpetrato a una settimana dal referendum britannico sull’uscita dall’Ue, contro una donna che prima di impegnarsi in politica aveva militato in Oxfam e in altre organizzazioni umanitarie di sostegno agli immigrati, possa aprire gli occhi all’opinione pubblica. La campagna elettorale è stata sospesa. Ma ora tutti possono constatare come la violenza armata contro le donne e contro il progetto di un’integrazione sovranazionale dei popoli, non è un monopolio del jihadismo di matrice islamica. Il culto esasperato delle identità nazionali, così come delle appartenenze di fede, è un morbo del tempo contemporaneo che affligge anche la destra occidentale. Onoriamo la memoria di Jo Cox e portiamo avanti i suoi ideali cosmopoliti di progresso sociale e civile.