Sconfitto a Torino il partito che preferiva Marchionne alla Cgil. E ora l’ingrato Renzi scarica il “vecchio” Fassino

lunedì, 20 giugno 2016

Naturalmente mi ha rallegrato la vittoria di Beppe Sala a Milano col voto determinante di una sinistra capace di restare unita nonostante tutto. Lo ha scritto con buona sintesi Stefano Folli: “Se Renzi conserverà Milano lo deve alla lealtà di Pisapia”.
L’impressione più grande è inevitabilmente quella suscitata dal voto di Torino, il ribaltarsi e il precipitare di un Partito Democratico che lì, da Chiamparino a Fassino, si era affrettato ad assumere il volto del renzismo confidando così di restare establishment. C’è da riconoscere un passaggio storico, nella città che fu della Fiat e della classe operaia, prima di aggiungere la banalità che ci troviamo ormai nel post-industriale. Torino è il banco di prova dell’istinto di Matteo Renzi a stare con il più forte. E’ guardando Torino che dobbiamo ricordare la sua ribadita predilezione per Marchionne il delocalizzatore, e il disprezzo manifestato al contempo per i sindacati dei lavoratori. La sinistra a Torino si è lacerata prima nel suo tessuto sociale, poi nella rappresentanza politica. Un ex segretario della Fiom Cgil, sbagliando tutto, si è candidato sindaco in concorrenza con Fassino uscendone miseramente. Ma la vittoria di una giovane donna combattiva del M5S, con percentuali che umiliano la biografia e il buongoverno di Fassino, conferma l’impressione già provata a Roma: Matteo Renzi si aggira fra le macerie del partito che guida senza amarlo, pensando solo a sé stesso.
Succube culturale del grillismo avanzante, secondo i suoi “retroscenisti” De Marchis e Meli il premier avrebbe già attribuito la sconfitta torinese alla vecchiaia della figura pubblica di Fassino. Un altro modo per non guardare in faccia l’usura propria. E chi se ne importa se Fassino è stato uno dei suoi più influenti sponsor della prima ora: era vecchio e tanto basta. Avanti col lanciafiamme, senza accorgersi dei favori recati a Grillo, quando Renzi lo imita così malamente.
Due giovani donne alla guida di Roma e Torino non sono certo una cattiva notizia per la politica italiana. Le vedremo alla prova, senza pregiudizi.
Quanto alla sinistra, mi sembra evidente che possa ripartire solo dal laboratorio milanese. In bocca al lupo Beppe Sala!

I commenti sono chiusi.

I commenti di questo blog sono sotto monitoraggio delle Autorità. Ti preghiamo di mantenere i toni della discussione entro i limiti di buona educazione e netiquette in essere come regole del blog. Inoltre usa con moderazione i seguenti comandi di formattazione testo.