La Brexit, l’addio del Regno Unito all’UE, ha suscitato un’enorme emozione. L’attenzione per il risultato del referendum è stato altissima, un fatto piuttosto raro se si considera il tradizionale scarso interesse per la politica estera. La separazione politica tra Gran Bretagna ed Europa rappresenta però un fatto storico. Per la prima volta dalla seconda guerra mondiale l’unificazione del Vecchio Continente, il percorso condiviso dagli Stati europei per superare gli orrori e le decine di milioni di morti dei conflitti bellici, si è interrotta. Questa cesura sembra aver provocato una classica reazione da rimozione nel pubblico, in particolar modo quello progressista ed europeista, che ha generato il successo di alcune illusioni, definibili anche in modo un po’ forzato come bufale. Una notizia non vera, o quantomeno non veritiera, è per esempio il compatto no dei giovani alla Brexit. In realtà gli under 25, in netta maggioranza contrari all’addio all’UE, hanno partecipato al referendum molto meno rispetto alle fasce anziane del voto, favorito così la sconfitta del Remain. Un’altra notizia assimilabile a una bufala che ha avuto grande successo è il clamoroso boom della petizione online per un secondo referendum. I media britannici hanno celebrato le oltre 3 milioni di firme raccolte, ma una simile cifra è stata raggiunta solo grazie ai bot che hanno moltiplicato all’infinito i voti, con Ip dai Paesi più improbabili, come Vaticano o Ghana. Un’altra bufala è la falsa rappresentazione della Brexit decisa dal voto degli ignoranti. Sicuramente i ceti meno istruiti hanno scelto in maggioranza per l’addio all’UE, ma senza i consensi di molti professionisti qualificati il referendum non avrebbe avuto successo. In Scozia, dove sono prevalsi i no alla Brexit, anche nelle aree di residenza dei ceti meno istruiti ha vinto il Remain. La realtà va accettata per quella che è, unico modo per provare a capirla.