I cinesi di Sesto in rivolta per poter continuare a essere trattati come schiavi

venerdì, 1 luglio 2016

Non sottovalutate quanto accaduto a Sesto Fiorentino, dove i padroni delle aziende “vessate” da eccessivi controlli sul rispetto delle normative vigenti hanno pensato bene di scatenare la protesta dei loro dipendenti in piazza. Di scioperi e sommosse promossi dai padroni ne abbiamo visti tanti (da ultimo ricordo all’Ilva di Taranto), ma qui è diverso. In Toscana si misurano due mondi, due diverse concezioni dei rapporti di lavoro: quello schiavistico e quello tutelato da leggi e contratti. Gli esperti lo chiamano dumping sociale. Chi lo vive quasi mai ha la possibilità di opporvisi. Se le aziende cinesi ci dicono “sono affari nostri gli orari e i salari dei nostri dipendenti”, finora di fatto lo abbiamo accettato. Ma quando poi sulla pelle dei “loro” cinesi sfruttati sbaragliano la concorrenza italiana e monopolizzano intero comparti produttivi, allora ci accorgiamo di come sia stato sbagliato chiudere un occhio sui minimi sindacali, gli orari, la sicurezza, solo perché “tanto quelli sono stranieri”.

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