Quei ragazzi di buona famiglia che ci sgozzano e si suicidano per invidia dell’Occidente

domenica, 3 luglio 2016

E’ stato uno dei più autorevoli studiosi europei del campo musulmano, Olivier Roy, a sostenere per primo che quella in atto “non è una radicalizzazione dell’islam, ma un’islamizzazione del radicalismo”. Può sembrare una questione di lana caprina e invece è una chiave d’interpretazione necessaria per comprendere la crescente disponibilità di tanti giovani a trasformarsi in strumenti di morte. Desiderosi di massacrarci a ogni latitudine, e al tempo stesso desiderosi di morire ammazzati loro stessi. Che siano ragazzi sbandati delle periferie metropolitane o figli istruiti di famiglie benestanti, li accomuna una relazione frustrata con il modello di vita occidentale. La visione apocalittica che li conduce ad affrettare “la fine dei tempi” col sacrificio volontario della propria vita, cioè la pulsione autodistruttiva che trasformano in efferatezza criminale, scaturisce da un rapporto fallimentare con la ricerca della felicità perseguita dalla maggioranza dei loro coetanei nel mondo contemporaneo.
Una crescente moltitudine di giovani nati ai margini delle società occidentali si mettono in marcia come migranti per realizzare la loro aspirazione a condividerne i benefici. Sognano di vivere come le parabole delle tv gli raccontano che si può vivere dove circolano i soldi e si rispettano le libertà fondamentali. Ma poi ci sono minoranze che rovesciano il desiderio d’occidente in furia nichilista: vogliono distruggere l’oggetto del loro desiderio frustrato. Spesso hanno sperimentato l’alcol, la droga, la ricerca di una sessualità appagante, prima di cercare nei precetti di un monoteismo ossessivo -spesso improvvisato- la loro invidia. Diventano fanatici assassini e vogliono solo farla finita. Hanno paura di vivere la loro inadeguatezza e sposano l’ideologia nichilista della “bella morte”.
Sono dei fanatici che sposano l’islam, prima che dei musulmani che diventano fanatici. Questo non diminuisce le responsabilità culturali di un campo islamico nel quale la dogmatica tradizionalista ha lasciato che le deformazioni integraliste della fede diventassero linguaggio comune. Ma spiega perchè l’arruolamento nelle fila del jihadismo conosca l’incremento spaventoso con cui stiamo facendo i conti.

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