Il colpo di stato fallito in Turchia

sabato, 16 luglio 2016

La notte tra il 15 e il 16 luglio del 2016 sarà ricordata per il fallimento di un colpo di Stato in Turchia. Una parte dell’esercito, gli ufficiali di grado inferiori non nominati dal presidente Recep Tayyip Erdogan, ha tentato di sovvertire l’ordine democratico occupando i palazzi del potere, arrestando numerose persone ai vertici apicali della Repubblica turca, tra cui il generale capo di stato maggiore, e dichiarando di aver preso pieno controllo del Paese. Il tentativo di golpe dell’esercito è però rapidamente fallito. Dopo che Erdogan era stato costretto a chiamare la Cnn turca attraverso il proprio smartphone, vista l’impossibilità di accedere a una trasmissione TV, il presidente turco, che si trovava in vacanza al momento del colpo di stato, è riuscito ad atterrare a Instanbul. Il ministro degli Interni ha dichiarato fallito il golpe, dopo numerosi scontri armati che hanno provato decine di morti. Decisiva è stata la reazione, a quanto sembra, di parte dell’esercito fedele al presidente Erdogan, e della polizia, così come le decine di migliaia di persone scese in piazza per difendere il partito al potere. Il leader dell’Akp ha accusato il movimento di Fethullah Gülen, leader religioso un tempo alleato di Erdogan, di essere il responsabile del golpe. Da ormai diversi anni Fethullah Gülen, che dagli anni novanta vive negli Stati Uniti, è diventato l’acerrimo nemico del presidente turco, che ha dichiarato guerra al suo impero editoriale. Diverse testate di Gülen sono state chiuse o hanno subito raid della polizia. I partiti di opposizione, la sinistra repubblicana come i socialisti curdi, si sono dichiarati immediatamente contro il colpo di Stato. I principali leader internazionali si sono mostrati cauti nelle fasi iniziali: quando il golpe sembrava destinata al fallimento Obama e Merkel hanno auspicato il mantenimento della legalità democratica.

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