Il disegno di legge per la legalizzazione della cannabis, sostenuto da circa 300 parlamentari trasversali agli schieramenti, è approdato all’aula della Camera dei Deputati. Quasi sicuramente il voto sarà rimandato a settembre, ed è improbabile che la norma sia approvata in questa legislatura. I centristi di Ncd hanno dichiarato guerra al testo, con migliaia di emendamenti ostruzionistici, e il PD di Renzi non sembra certo intenzionato a rischiare la sopravvivenza di un governo già marcatamente in difficoltà con l’appoggio a una legge probabilmente impopolare nell’opinione pubblica. Il vasto sostegno raccolto in Parlamento rappresenta però un già rilevante successo, come testimoniato anche dagli editoriali odierni di Corriere della Sera e La Repubblica. Paolo Mieli, con toni più moderati, e Roberto Saviano elogiano i benefici della legalizzazione della cannabis. L’ex direttore del Corriere rimarca in particolar modo i toni prevalentemente positivi del dibattito, distante dal cupo oltranzismo che aveva prodotto la Fini-Giovanardi. Norma poi depotenziata nei suoi effetti più retrivi dalla Corte costituzionale. Come sulle unioni civili, l’Italia sembra far passi in avanti, anche se ancora troppo timidi, sulle libertà personali. La legalizzazione della cannabis ha praticamente solo benefici nell’opinione di chi scrive: più risorse per lo Stato, derivanti dalla vendita controllata di marijuana e hashish, e dalla fine dell’insulta repressione contro questa sostanza stupefacente. La guerra alla droga è uno dei peggiori retaggi degli anni ’80, che ha prodotto più danni che vantaggi agli Stati che l’hanno condotta. La legalizzazione della cannabis dovrebbe essere un obiettivo di ogni forza progressista: in Parlamento per ora chi in teoria appartiene a questo campo non ha avuto il coraggio di cavalcare questa battaglia. Speriamo che in futuro possa essere così: come per i diritti dei gay, adeguare le normative alla tolleranza che già si registra nella società sarebbe più che altro buon senso.