È sbagliato spaventarsi per Donald Trump in testa ai sondaggi, almeno per ora

martedì, 26 luglio 2016

Negli ultimi giorni sono uscite diverse indagini demoscopiche che hanno rilevato Donald Trump in testa alle intenzioni di voto nazionali per la Casa Bianca. Le elezioni Usa si svolgono negli Stati – i Voti elettorali che decidono il vincitore sono assegnati in ognuno dei 50 Stati – ma il voto nazionale ha un valore fortemente predittivo sull’esito finale delle presidenziali. Solo 4 volte in circa 200 anni chi ha perso a livello federale ha poi conquistato la Casa Bianca, e a parte l’eccezione del 1876 si trattava di sconfitte dai margini estremamente risicati, come lo 0,5% che separava Al Gore da George W Bush. Trump è passato in testa anche nelle indagini di alcuni degli Stati in bilico più importanti, come Florida, Pennsylvania e Ohio, anche se in questo tipo di sondaggi Clinton conserva un vantaggio leggermente più ampio. Nonostante la convention di Cleveland sia stata caratterizzata da alcune gaffe, che evidentemente non hanno colpito l’opinione pubblica americana, Donald Trump sembra aver beneficiato dell’ufficializzazione della nomination. I suoi valori demoscopici sono cresciuti in media di 3 punti percentuali, un risultato piuttosto tipico negli ultimi anni. Da ormai diversi decenni i valori di ogni candidato o quasi sono inflazionati dal cosiddetto bounce post convention, il rimbalzo verso l’alto nei sondaggi successivi all’ufficializzazione della candidatura alla Casa Bianca. Donald Trump ne ha beneficiato, un elemento non così scontato visto il grado di notorietà del candidato repubblicano, ma per ora chi teme come una sventura la sua presidenza non ha ragione di preoccuparsi, quantomeno non per questi sondaggi. In passato il rimbalzo post convention era particolarmente marcato – Walter Mondale raggiunse Ronald Reagan in un’elezione persa di circa 20 punti – e in questi ultimi anni si è ridotto intorno ai 3, 4 punti, come quelli osservati per Trump. Probabilmente anche Hillary Clinton registrerà una simile crescita demoscopica, anch’essa fallace. Finora la candidata democratica rimane favorita più per i cosiddetti fondamentali che per l’andamento dei sondaggi, che comunque la rilevano in testa da inizio 2016. L’economia americana sta andando piuttosto bene, l’approvazione di Obama è in territorio positivo, e la spinta al cambiamento che caratterizza la fine di un doppio mandato presidenziale sembra più debole del previsto. Un simile quadro indica come possibile la terza vittoria consecutiva dei Democratici alle presidenziali. Solo Franklin Delano Roosevelt però è riuscito a conquistare tre mandati presidenziali per il partito di Obama e Clinton negli ultimi centocinquanta anni. La storia rimarca come sia arduo per un partito vincere tre elezioni presidenziali di fila, e benchè la candidata democratica appaia favorita, un successo di Donald Trump è un’ipotesi che non si può escludere.

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