L’inevitabile, triste revival della sinistra nazionalista che difende i “nostri” proletari

venerdì, 29 luglio 2016

Lo aspettavamo da tempo anche in Italia, il teorico da sinistra della tutela del “nostro” popolo, dei “nostri” lavoratori. È arrivato stamane, piazzato con rilievo sulla seconda pagina di “Repubblica” direttamente dalla segreteria regionale emiliana del Pd. L’intervento di Francesco Ronchi, intitolato “Frontiere e welfare dei migranti, l’imbarazzo della sinistra”, mira dritto a riproporre una visione nazionalista degli interessi da tutelare, il perimetro delle prestazioni sociali da circoscrivere, i confini come orizzonte da proteggere.

A me che li ho incontrati a Bratislava, pare di sentir parlare i dirigenti dello Smer, partito aderente alla famiglia socialista europea che, in nome della difesa dei lavoratori slovacchi, guida l’opposizione alle richieste Ue sull’accoglienza dei profughi.

È un segno dei tempi, questo revival della sinistra nazionalista. Dovremo farci i conti perché tocca nodi cruciali. Proprio per questo chiederei a Ronchi di evitare citazioni storiche grossolane tipo questa:

“Il concetto di confine è legato alla nascita della sinistra: nella rivoluzione francese fu il Terzo Stato a battersi per la difesa del confine contro un’aristocrazia apolide e sradicata”…

Ma dove l’ha recuperata questa corbelleria? Facciano attenzione i socialisti nazionalisti, a proposito di citazioni storiche grossolane: si fa in fretta, anche senza volerlo, a invertire i termini ritrovandosi nazional-socialisti

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