In Canton Ticino ha vinto, come da attese, l’iniziativa di modifica alla Costituzione locale che postula una preferenza per i lavoratori svizzeri rispetto agli stranieri. Il 58% dei ticinesi che hanno votato al referendum promosso dalla destra cantonale hanno detto di sì a un referendum tanto rumoroso quanto inutile. L’iniziativa voleva ancorare nella legge fondamentale del Canton Ticino il referendum del 9 febbraio 2014, che aveva previsto l’adozione di quote per l’immigrazione dai Paesi UE. Italiani in primis, almeno per i ticinesi. A due anni e mezzo però quel referendum è rimasto lettera morta, visto che l’Unione europea ha respinto ogni tentativo di limitare il principio della libera circolazione delle persone. Senza la libertà di movimento non c’è il mercato unico, e la Svizzera ha preferito non perdere i benefici del più grande mercato del mondo, come dimostrato dalla normativa appena approvata dal Consiglio nazionale. In prima lettura la legge che ha recepito il referendum non ha previsto alcun tetto all’immigrazione comunitaria. Allo stesso modo andrà l’iniziativa ticinese, impossibile da tradurre in normativa visto che confligge con il diritto federale svizzero e con quello comunitario. Ennesima dimostrazione dell’inutile teatralità del populismo euroscettico, che ha raggiunto il suo picco nella Brexit. L’immigrazione suscita timori e impulsi di cambiamenti radicali, ma nessun governo sembra orientato a mettere in discussione i pilastri dell’approfondimento comunitario in tema di libertà economiche. Nel calcolo costi/benefici, la possibilità di far viaggiare liberamente i capitali così come le merci e i servizi è giudicata ancora la scelta più conveniente. Altre considerazioni su Giornalettismo