Pd, basta doppiezze!

giovedì, 24 gennaio 2008

Parlamento

Oggi il titolo d’apertura del quotidiano “Europa” è al tempo stesso indegno e chiarificatore. “Consigli per Prodi: perchè farci male se si può evitare?”.
Quella prima persona plurale (“farci”) si riferisce inevitabilmente a un ceto politico che vuole per l’ennesima volta sopravvivere ai propri errori ignorando bazzeccole come il mandato degli elettori, il patto programmatico sottoscritto, il bipolarismo come vocazione del Partito democratico, le alleanze stipulate. Tutti impegni solenni, assunti come base di una politica a lungo meditata nell’interesse del Paese.
Personalmente continuo a credere, nonostante gli errori compiuti, che un’azione di risanamento e di riforme incisiva non sia realizzabile tagliando i legami a sinistra. Me lo confermano il disagio operaio, l’acuirsi della condizione precaria, l’offensiva reazionaria sui diritti civili e sulle politiche di accoglienza. So bene che l’alleanza a sinistra va rinegoziata -per questo considero utile il referendum- ma rinnegarla significa solo consegnarsi alla subalternità nei confronti della destra, magari illudendoci di poter trarre vantaggi dalla rinascita di una forza di centro.
Ma se Prodi ha torto a sostenere questa linea su cui ha ricevuto l’investitura delle primarie e poi la sua fragile maggioranza politica, per favore, abbiate il coraggio di dirlo. La doppiezza con cui si perseguono scenari alternativi senza avere il coraggio di dichiararli è eticamente improponibile. Sono anni che in Italia la realpolitik non funziona più, se non come maldestro tentativo di sopravvivenza. Il paese ha bisogno di una politica democratica in cui chi perde va a casa. Volete un governo istituzionale guidato da Marini? Volete un’alleanza con l’Udc?
Volete andare al voto con un sistema proporzionale che consegni ai giochi parlamentari la scelta del futuro governo? Volete puntare su un centro di nuovo ago della bilancia, o magari sulla grande coalizione con Berlusconi? Ditecelo, per favore, senza mascherarvi dietro a un’insincera solidarietà con Prodi. Ma sappiate che così facendo tradite il mandato popolare che avete ricevuto, acuite la crisi della politica, distruggete la vostra residua credibilità. Portando la crisi nella sua sede naturale, il Parlamento, Prodi difende la democrazia.
Sembra invece che voi stiate pensando solo a come cavarvela un’altra volta.

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