Per capire come funziona la presa di Silvio Berlusconi sul sistema televisivo italiano, è utile studiare la carriera di uomini come Giancarlo Innocenzi. Oggi lo ritroviamo nelle intercettazioni telefoniche narrate da “Il Fatto” in veste di intermediario tra le furie del Capo e funzionari sottoposti come Mauro Masi (direttore generale della Rai) e Augusto Minzolini (direttore del Tg1). Ma lui è il tipico emissario del partito-azienda, cioè di coloro che tutelano l’interesse patrimoniale del Capo fin da prima che si decidesse a entrare in politica. E’ in Fininvest che scala la gerarchia, mettendo a frutto una conoscenza delle tv locali acquisita sul campo in Veneto e Trentino. Poi la politica, mai però disgiunta dal business strategico. Quando si tratta di affiancare come sottosegretario uno “capace” a Maurizio Gasparri, divenuto ministro delle Comunicazioni, la scelta cade su di lui. Agisce nell’ombra, non cerca pubblicità, ma è di gran lunga il più competente.
Gli ingenui pensavano che Giancarlo Innocenzi fosse caduto in disgrazia quando Berlusconi lo fa nominare consigliere nell’Autorità delle Comunicazioni. Ma dall’interno dell’Agcom è sempre lui che telefona a questa o quella emittente le volontà del Capo. Non è l’unico uomo di fiducia che agisce programmaticamente nell’ombra. Basti pensare a Aldo Brancher, dislocato sul fronte leghista a placcarne sistematicamente il leader Umberto Bossi.
Il potere berlusconiano sa essere discreto e pervasivo.
Giancarlo Innocenzi, questo sconosciuto…
venerdì, 12 marzo 2010
Si parla di: Agcom, Aldo Brancher, Fininvest, Giancarlo Innocenzi, Maurizio Gasparri, Silvio Berlusconi