La tempesta globale sui mercati finanziari, fra Cina e Golfo

giovedì, 7 gennaio 2016

L’inizio del nuovo anno è stato particolarmente difficile per i mercati finanziari. Anche oggi, dopo la chiusura delle Borse cinesi seguita alla svalutazione dello yuan, i mercati dei capitali in Europa sono caratterizzati da un andamento negativo degli indici azionari. Dopo il forte calo di ieri, anche oggi l’indice Mib della Borsa di Milano segna un ribasso piuttosto corposo. Anche sulle altre piazze finanziarie mondiali, Asia come Nord America, si registrano dati particolarmente negativi.Benchè gli andamenti dei mercati dei capitali siano oscillanti quasi per definizione, il 2016 sembra profilarsi come un anno più negativo del previsto. Lo aveva rimarcato a fine anno Christine Lagarde, la direttrice generale del Fmi, in un fondo scritto per il quotidiano economico tedesco Handelblatt, lo ha confermato la Banca Mondiale nell’aggiornamento delle stime di crescita diffuse ieri. Il fattore di maggior preoccupazione è la frenata dei Paesi emergenti: Brasile e Russia sono in recessione, mentre la crescita della Cina appare più debole del previsto. Altre economie associate al blocco degli emergenti stanno subendo il forte calo delle materie prime. Il crollo del prezzo del petrolio ha spinto i Paesi del Golfo a misure di austerità che certo colpiscono dopo la “bonanza” degli anni scorsi. Le tensioni geopolitiche dell’area, con lo scontro sempre più acceso tra i due maggiori Paesi della regione, Arabia Saudita e Iran, non sembrano certo poter favorire la congiuntura. Il rialzo dei tassi di interessi deciso dagli Stati Uniti dopo anni di politiche monetarie a tasso zero potrebbe aggravare le difficoltà delle economie emergenti, visti i molti contratti di debito stipulati nella valuta americana che diventeranno più onerosi da rispettare. Per George Soros la situazione dei mercati finanziari ricorda la crisi del 2008, con la Cina nel ruolo degli Stati Uniti nel frenare l’economia globale. Una previsione forse prematura, ma certo il 2016 sembra indirizzarsi verso l’ennesimo anno di bassa crescita. 

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