Il governo italiano, insieme al governo tedesco e a quello greco, rappresentano in Europa i capofila di una posizione umanitaria sul dramma dei profughi. Gliene va dato atto. E pazienza se un impulso autodifensivo di stampo elettoralistico guida Renzi e Alfano, di tanto in tanto, a proclamare finte guerre agli scafisti, minacciosi propositi di respingimenti impossibili e altre simili amenità. L’ultima della serie, in ottemperanza alle direttive Ue sugli hotspot, è la norma che consentirebbe di identificare i migranti sbarcati in Italia anche contro la loro volontà. Impronte digitali obbligatorie, da rilevare -se necessario- con la forza. Così facciamo la voce grossa che piace agli impauriti e togliamo pretesti agli Stati nord-europei che ci accusano di essere un colabrodo.
Lascio agli esperti di diritto le valutazioni in merito. Da profano, l’idea in sè non mi scandalizza: sono sicuro che un certo esercizio di arbitrio sia praticato anche nei paesi che di profughi -a differenza di noi- sono costretti ad accoglierne milioni, come la Giordania, il Kurdistan iracheno, il Libano e la Turchia. Mi viene da dire: prendetegli pure le impronte; se proprio ci tenete confiscategli i risparmi come da tempo si usa in Svizzera e da poco in Danimarca. Sfogatevi, saziate l’opinione pubblica che li teme. Ma purché questo trattamento ruvido sia il seguito di un’accoglienza vera, tramite vie d’accesso sicure in alternativa al monopolio criminale degli scafisti, col rilascio di visti umanitari nei luoghi di partenza, con le frontiere sorvegliate ma aperte.
Identificateli, sorvegliateli, smistateli. Ma non abbandonateli, come fate oggi, tra la guerra e il mare.