Giuliano Ferrara consiglia a Renzi di portare Bersani al Quirinale

mercoledì, 14 gennaio 2015

Giuliano Ferrara consiglia a Matteo Renzi di indicare il suo predecessore alla guida del PD Pierluigi Bersani come prossimo presidente della Repubblica. Sul “Foglio” di mercoledì 14 gennaio 2014 il direttore della testata rimarca come il profilo di Bersani sia il più adatto per la successione di Giorgio Napolitano. L’ex segretario del Partito Democratico è diventato una “riserva della Repubblica” dopo le numerose sconfitte accumulate nel 2013. Ferrara rimarca come Bersani abbia “perso tutto quello che poteva perdere:ha perso politicamente le primarie con Renzi per la guida del PD, alla seconda rata; ha sprecato la vittoria alle prime tornate, perché ha non vinto le elezioni come candidato premier; non è riuscito a trasformare la mezza sconfitta con il Senato senza maggioranza in una manovra politica virtuosa e vittoriosa, e si è fatto prendere in giro dai Grillo e dai Rodotà-tà-tà, infine si è dimesso per non esser riuscito a far passare ai voti il fondatore dell’Ulivo di ritorno dall’Africa dopo aver bruciato inutilmente l’ex presidente del Senato Franco Marini”. Il profilo “perdente” del Bersani leader, associato con la positiva esperienza ministeriale accumulata nei governi dell’Ulivo, e la fedeltà al partito dimostrata anche sul Jobs Act, a cui ha assicurato i suoi voti nonostante la sua sostanziale contrarietà, ne fanno per Ferrare un candidato ideale per il Quirinale. “Uno così non sarà mai una minaccia, un manovratore parlamentare di ribaltoni, un cospiratore anti-Renzi. Non ce ne sono le premesse di stile, di forza personale, di inclinazione, di impulsività”. Il direttore del “Foglio” traccia un paragone con le elezioni presidenziali del 2006 per spingere la candidatura di Bersani. Dopo il risicato successo dell’Unione la successione di Carlo Azeglio Ciampi aveva come favorito Massimo D’Alema, ma l’ex presidente del Consiglio era una figura troppo giovane e troppo politica,e così fu preferita l’elezione di Giorgio Napolitano, ex figura di spicco dell’ex Pci/Pds/Ds diventato da pochi mesi senatore a vita dopo aver guidato Camera e ministero degli Interni. Nel 2015 il “D’Alema del 2006” sarebbe Romano Prodi, figura riconosciuta a livello internazionale ma con un profilo troppo politico per esser accettato da Silvio Berlusconi. Bersani sarebbe invece come Giorgio Napolitano, un candidato a cui il gruppo del Partito Democratico non potrebbe dire di no. La figura dell’ex ministro allo Sviluppo economico darebbe garanzie a chi teme che Renzi indichi al Quirinale un “suo passacarte”, e riconcilierebbe il presidente del Consiglio con una larga parte del suo partito, dopo gli strappi di questi mesi. Secondo Giuliano Ferrara neppure Berlusconi avrebbe significative obiezioni contro Bersani, un candidato che avrebbe le caratteristiche per essere un presidente di pacificazione nazionale, il tratto di unione tra il predecessore Napolitano e il premier Renzi. Per corroborare l’endorsement pro Bersani il “Foglio” pubblica un’intervista al presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, che definisce simpatico l’ex segretario del PD, e non mostra particolare ostilità alla sua figura. Ferrara, chissà se volutamente, dimentica di scrivere che già nel 2013 Berlusconi chiese a Bersani, durante le trattative per l’elezione del presidente della Repubblica, la sua disponibilità a candidarsi, come rivelato dal deputato PD in un’intervista con Mentana. Nel 2006 il “Foglio” di Ferrara appoggiò D’Alema con una campagna stampa lunga diverse settimane, che però si concluse con l’elezione di Giorgio Napolitano. Un precedente che non gioca a favore di Pierluigi Bersani, il leader con cui Matteo Renzi vorrebbe stringere un accordo sul Quirinale per evitare una replica delle tormentate presidenziali di due anni fa.

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