Lega Nord: il diktat viaggia in Metro

venerdì, 8 maggio 2009

Questo articolo e’ uscito su “Repubblica”.

Chi saranno i milanesi doc aventi diritto a posti riservati sui mezzi pubblici, nella greve fantasia del leghista Matteo Salvini? Bisognerà esserci nati, a Milàn (come usano chiamarla sul giornale di partito), o basterà la residenza? E i brianzoli, i monzesi, perfino i sestesi che detengono il capolinea del Metrò fuori dai confini comunali, vorremo mica escluderli, in fondo sono pure loro dei poveri padani, vero? Basterà la residenza per accedere al diritto di tutela, e pazienza se ne approfitterà qualcuno nato troppo lontano dalla Madonnina, oppure il controllore Atm verrà incaricato di esaminarci il dna?
La provocazione calcolata di un capolista della Lega Nord alle prossime elezioni europee, già resosi noto per i volantinaggi di fronte alle chiese contro l’arcivescovo Tettamanzi –a propagandare un Vangelo per soli lumbard- e per avere paragonato i rom a topi, come tali da derattizzare, è un’avvertenza precisa. Il partito di Bossi investe il suo futuro politico su una riforma complessiva del diritto in senso discriminatorio. Agli immigrati non si vogliono negare solo i diritti politici legati alla cittadinanza, ma anche i diritti civili fondamentali, in una sorta di riedizione dell’apartheid.
Introducendo nel lavoro il criterio della “preferenza nazionale” in luogo della parità di trattamento a parità di contributi e versamenti. Con il “tetto” di presenze straniere nelle scuole. E ciò per i regolari dotati di permesso di soggiorno. Gli irregolari (che in Italia sono più numerosi che altrove a causa dell’economia sommersa e degli ostacoli posti alla loro emersione) vengono invece condannati a vivere nella paura.
Salvini ha voluto scandalizzare gli stessi alleati del Pdl che martedì prossimo verranno chiamati a votare la fiducia sul decreto sicurezza, con cui s’introduce nel nostro ordinamento il reato di immigrazione clandestina. In seguito al quale tutti i pubblici ufficiali –presidi e medici compresi- saranno tenuti a procedere d’ufficio nella segnalazione di chi non è in regola. Non solo la Lega vuole trascinare un Pdl renitente a sottoscrivere questa promessa elettorale, ma vuole connotare quel voto drammatizzandolo all’insegna del razzismo.
L’anticipazione di un comportamento che nega l’umanità stessa dei migranti, e quindi i doveri fondamentali di soccorso e di cura nei loro confronti, lo ha rivendicato sempre ieri il ministro Maroni: riconsegnare alle autorità libiche tutti i disperati del Canale di Sicilia –senza curarsi di quel che succederà loro- stravolge e mortifica l’etica stessa del soccorso marittimo e le Convenzioni che regolano i diritti dell’uomo. Già da qualche settimana a Lampedusa s’era notato che le motovedette non partivano più in soccorso dei natanti in difficoltà, facilmente individuabili sui radar: ora abbiamo capito che si trattava di un’indicazione venuta dall’alto. Disonorevole per il nostro paese, e inutile perché il flusso dall’Africa troverà presto vie nuove per raggiungere le coste europee. Chi fugge dalla fame e dalle persecuzioni, disposto a affrontare traversate rischiosissime, non si lascerà certo spaventare da un ministro col fazzoletto verde. Mentre dal 15 maggio, quando entrerà in vigore l’accordo italo-libico, sarà un dovere di civiltà vigilare sulla sorte delle persone trattenute nel deserto e negli altri campi di prigionia dagli agenti di Gheddafi.
Dai tram milanesi alle spiagge di Lampedusa, la Lega vuole confermarci nelle nostre più pessimistiche previsioni. Evocando, come già fece “Famiglia Cristiana”, il piano inclinato che ci riporta verso le leggi razziali, Dario Franceschini non avrà forse conseguito maggiore popolarità. Ma gli sia reso il merito di non avere fatto calcoli di marketing.

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