Cambio di stagione? Lo spero, ma…

sabato, 9 maggio 2009

La cerimonia in Quirinale è stata toccante. Il presidente Napolitano ha saputo costruire un incontro pieno di significati, gliene resterà il merito. Riconoscere il ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, morto in Questura a Milano, tra le vittime del terrorismo e delle stragi, è stata una scelta non scontata e coraggiosa. Ma sono quelle due donne, Gemma Calabresi e Licia Pinelli, che hanno compiuto il passo più difficile e necessario. Non a caso due sensibilità femminili, appartate, portatrici di valori più alti di qualsiasi ideologia politica.
Riconoscere la sofferenza dell’altro/a e non gerarchizzarla rispetto alla propria è virtù difficilissima da praticare, non a caso è più frequente che vi riescano le donne. E’ ovvio che la giornata di oggi non servirà a lenire il dolore di chi ha perso dei cari in quella stagione di violenza politica. Peraltro vi sono altri parenti che piangono dei congiunti artefici di scelte inaccettabili, ma non per questo meritevoli di morte. Possiamo sperare che l’esempio di Gemma Calabresi e Licia Pinelli aiuti a superare la furia e il rancore tuttora vivissimi, quasi fosse finita solo ieri la stagione del terrorismo politico? Il loro esempio certamente sarà d’aiuto -dobbiamo essergliene grati- ma la “guerra civile permanente” in Italia trae origine da contrapposizioni perduranti, tali da rendere improbi per le istituzioni gesti di clemenza e di riconciliazione. Per fortuna viene in soccorso la nobiltà d’animo delle persone, che si tratti di un capo di Stato o di due semplici vedove.

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