Giuliano tifa Siegel

venerdì, 22 maggio 2009

Riporto, annesse contumelie, il mio scambio di lettere con Giuliano Ferrara pubblicato sul “Foglio” di oggi.

Al direttore – Dopo esservi divertiti nel rappresentare la sfida tra il “rispettabile” e l’“impresentabile”, ieri lei stesso ha derubricato il processo Lerner-Siegel a una vigliaccata: il “potente di Milano” (che sarei io) contro un povero leghista di strada. Processato, oltretutto, per le sue opinioni. Mi preme solo far notare ai suoi lettori che la persona da me querelata e poi rinviata a giudizio trasmette le sue istigazioni all’odio razziale dai microfoni della radio di un partito di governo, con responsabilità diretta nella gestione del Viminale. La retorica sul leghista di strada è suggestiva ma sarà utile precisare che la strada in questione è via Bellerio, sede di Radio Padania e insieme sede nazionale della Lega Nord. Oggi componente importante del potere italiano.
Gad Lerner

Gentile Lerner – Le faccio notare che lei truffa in commercio sé stesso, i suoi e i nostri lettori. Quando (settembre 2007) lei ha impugnato l’arma giudiziaria, con arroganza e intolleranza, contro un chiassoso e innocuo tribuno delle paure xenofobe di molti italiani, proponendosi di tappargli la bocca con una condanna penale e di dichiarare “proibito” il suo linguaggio, al governo c’era il suo amico Prodi, all’Interno c’era il suo amico Amato, e il suo alter ego Leo era un isolato vociante dell’opposizione. Poi gli amici di Leo sono andati al governo, anche grazie all’improntitudine politica del suo insopportabile snobismo elitario. Le restano comunque, si consoli, il Tetta nazionale in arcivescovado, il Fazio e una caterva di conduttori amici nelle maggiori reti, un Borrelli se servisse, G. A. Stella detto anche il buon Samaritano, l’insieme dei giornali, il banchiere Profumo e un sacco di altre buone frequentazioni molto solidali. Buon lavoro. Ma non ci provi più con noi, caro Pinocchio: il nostro linguaggio non è proibito, è forbito. Baci. Perdonato
Giuliano Ferrara

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