Obama e l’islam: provarci è un dovere

giovedì, 4 giugno 2009

Mi dispiace per i tifosi di Oriana Fallaci e per tutti i propugnatori nostrani dell'”armiamoci e partite”. Ma il presidente degli Stati Uniti aveva il dovere di provarci e con il discorso pronunciato oggi al Cairo ha preso definitivamente le distanze dai teorici del conflitto di civiltà. Proprio perchè mi sta specialmente a cuore la sicurezza dello Stato d’Israele sento di dovergli un doppio ringraziamento. Coltivare l’estraneità ai propri vicini, illudersi di sottometterli con la forza militare, tecnologica, finanziaria, sono esercizi di vano rinvio quando invece c’è un ordine mondiale da ricontrattare. Nè si può impostare il negoziato globale partendo dal presupposto che l’islam sia una cultura di per sè antagonista, riducendolo alle sue espressioni terroristiche.
Griderà magari allo scandalo chi oggi vede interessarsi al discorso di Obama lo stesso movimento di Hamas. Ma chi cerca davvero il compromesso sa bene da tempo che anche i guerrieri nemici vi debbono essere infine coinvolti. Esile è il filo della speranza, ma era doveroso provarci.

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