Prima di essere condannato per diffamazione aggravata e istigazione all’odio razziale, ieri Leo Siegel ha letto di fronte al giudice monocratico dell’Ottava sezione penale del Tribunale di Milano la seguente dichiarazione spontanea.
Riconosco e mi rammarico di avere utilizzato, in veste di conduttore della trasmissione “Filo diretto” in onda il 27 settembre 2007 su “Radio Padania Libera”, un linguaggio aggressivo e denigratorio nei confronti di Gad Lerner.
Ritengo che accusare indistintamente gli appartenenti all’etnia rom di essere una “banda di ladri”, costituisce una generalizzazione indebita che ignora il principio della responsabilità personale (mai collettiva, e tanto meno etnica) di fronte alla legge. Per cui ritenevo dire che una percentuale significativa di soggetti di cui si è parlato in trasmissione, purtroppo viola la legge per i reati contro la proprietà e, proprio in riferimento a questi soggetti, non si può esprimere una valutazione di apprezzamento, esprimendola invece nei confronti di Don Luigi (sic) Colmegna e degli operatori sociali della Casa della Carità di Milano, nella misura in cui egli si occupa di riabilitazione e reinserimento.
Durante la trasmissione vi è stata una serie di interventi telefonici nei quali veniva manifestata l’apologia di reato, fino all’auspicio di eliminazione fisica degli zingari. In realtà sono degli effetti non voluti dall’esponente, tant’è che ho detto durante la trasmissione, testualmente, “credo oggi ci possono essere altri metodi un pochino più democratici e civili… lei sa che siamo gandhiani quindi cerchiamo di fare altri percorsi che non siano quello”.
Leopoldo Siegel