Scritto “al buio” per Nigrizia

mercoledì, 6 aprile 2011

Mi sembra interessante proporvi oggi questo articolo scritto il 18 marzo scorso per “Nigrizia”.
Scrivo, come si suol dire, al buio. Cioè nell’intervallo temporale delicatissimo fra il voto dell’Onu favorevole a un intervento militare contro il regime libico di Gheddafi, e l’incognita del suo effettivo dispiegamento. So che molti lettori di “Nigrizia”, forse la maggioranza, si sentono vincolati al valore assoluto della non violenza e si opporranno quindi a un’azione armata che ha inevitabilmente per protagoniste le maggiori potenze occidentali.
Eppure –con la libertà intellettuale che mi deriva dall’ignorare mentre scrivo gli eventi decisivi di cui voi, leggendo, siete già a conoscenza- lasciatemi esprimere sollievo per la decisione assunta dalle Nazioni Unite. Nutro grandi aspettative di fronte alla sollevazione giovanile in corso contro le dittature che hanno oppresso l’intero mondo arabo. Il vento di libertà che soffia dal Nordafrica fino al Golfo, passando per il Medio Oriente e l’Iran, può davvero sprigionare un cambiamento epocale. Purché la comunità internazionale s’impegni a sostenerlo e accompagnarlo, là dove, come in Libia, i tiranni si mostrino pronti a ogni efferatezza pur di perpetuare il loro dominio.
Pareva impossibile che cadessero Ben Ali e Mubarak a seguito di rivolte popolari; è decisivo che cada anche Gheddafi. Dopo di che nulla sarà più impossibile per il protagonismo della gioventù araba, disoccupata ma istruita, così diversa dallo stereotipo minaccioso in cui noi occidentali l’avevamo relegata.
Non è un dogma che la Mecca sia incompatibile con la democrazia. Neppure il regime saudita, generatore nefasto del wahabismo, è intoccabile per chissà quale diritto divino. Neppure l’Iran degli ayatollah uscirebbe intatto da un moto rivoluzionario proteso alla costruzione di società aperte, contro l’oscurantismo imperante da troppo tempo in questa vasta regione del pianeta.
Sto vaneggiando? La realtà, quando mi leggerete, avrà già provveduto a darmi torto. Può darsi, me lo rinfaccerete. Ma volentieri io mi sono esposto perché oggi provo la sensazione che la macchina della storia sia davvero in movimento; lasciare che venga frustrata la speranza di tanti giovani, e repressa nel sangue la legittima rivolta di interi popoli, io lo trovo inaccettabile.
Non sottovaluto le incognite terribili dell’intervento militare. Conosco quanto voi le scandalose incoerenze di chi fino a ieri ha trafficato col tiranno che oggi si accinge a combattere. Ma trovo peggiore l’egoismo miope di quei politici (italiani e europei) disposti a strumentalizzare perfino il pacifismo nell’attesa che Gheddafi porti a termine il lavoro sporco. Per poi condannarlo a parole, salvo riprendere a fare affari con lui.

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