I miei dieci anni a La7, e un buon futuro

giovedì, 9 giugno 2011

Questa intervista che mi ha gentilmente fatto Paolo Conti è uscita sul “Corriere della Sera” di oggi.
ROMA – Cosa accade a La7, Gad Lerner? Si parla molto di voi.
«Raccogliamo il frutto di un lavoro durato dieci anni. Stiamo ricoprendo un ruolo che già allora era la nostra naturale vocazione: nel Paese del Duopolio Collusivo è possibile un’alternativa di qualità. E’ il nostro obiettivo da sempre».
Di qualità… ma percepita anche come di sinistra e antiberlusconiana.
«Ragionare così sarebbe un errore terribile, tanto più che l’era berlusconiana volge al termine: e una tv “antiberlusconiana” diventerebbe vecchia e meno competitiva. In realtà noi siamo una tv moderna, aperta ai nuovi linguaggi e che mostra tutta la decrepitezza del Duopolio Collusivo: anacronistico, recitativo, con una compagnia di giro pronta, con una telefonata, a parlare indifferentemente di immigrazione, politica internazionale, giustizia. Fingendo di saperne».
Ma arriva o non arriva Santoro?
«Io me lo auguro e lo spero. E credo che non sarà l’unico né l’ultimo, come ha annunciato giorni fa l’amministratore delegato Giovanni Stella»
Nomi? Si parla di Fabio Fazio, di Giovanni Floris. Di un possibile arrivo di Paolo Ruffini…
«Io lavoro per La7, ma non sono al corrente di tutte le trattative. Vorrei ricordare però che la tessitura del palinsesto vincente si deve alla professionalità di Lillo Tombolini, attuale direttore della rete, capace di un lavoro tenace ma lontano dai riflettori della ribalta»
Cosa troverebbe da voi a La7 Michele Santoro?
«Quel clima di libertà intellettuale, di possibilità di sperimentazione ideale per la tv di qualità che amiamo. Spero non appaiano ancora quei vincoli e quei condizionamenti che, per esempio, hanno tenuto in anticamera Enrico Mentana per un anno e mezzo. Parlavamo del suo possibile approdo già nel gennaio 2009».
Lei si riferisce alle scelte di Telecom Italia Media?
«Oggi c’è una Telecom Italia Media più coraggiosa, più legata al prodotto: non mi lascerei condizionare dai colori politici. Ripeto. Ora incassiamo i frutti di dieci anni di semina. Abbiamo guadagnato pubblico con un’offerta alternativa, anche parlando di filosofia o storia in prima serata senza sovrapporre voci e senza urlare. Oggi siamo la tv del ritorno della Bignardi, di Crozza, di Lilli Gruber, delle sperimentazioni di Marco Paolini. Di Ilaria D’Amico. E di un ottimo Tg diretto da Enrico Mentana che fa il proprio lavoro: dà notizie. Ma in Italia diventa un caso una tv che racconta quanto poi si legge sul Corriere della Sera».
Per Carlo Freccero, Silvio Berlusconi ha clamorosamente sbagliato: liberando Santoro dal vincolo Rai ha colpito a morte il duopolio Rai-Mediaset.
«Concordo. L’operazione Santoro, autolesionistica per la Rai, è un caso da scuola di demenziale eterogenesi dei fini. Hanno voluto assecondare la folle diagnosi di Berlusconi che attribuiva ad Annozero la sconfitta elettorale, quando invece la risposta era la sua immagine allo specchio. Hanno continuato a pensare che La7 fosse una nicchia irrilevante. Invece ora si scopre che il bisogno di informazione, la stanchezza verso il Duopolio, fa crescere i nostri ascolti. Noi saremo bravi… Ma è stato anche il pubblico a cercarci, a “volerci”. Dopo anni di share calcolato a 1-virgola, provo le vertigini quando leggo dati a due cifre».
Dice Mentana: dovesse arrivare un socio industriale per Telecom Italia Media, preferirei che non provenisse dai mass media, “non vorrei che arrivasse chi mette il cappello su questa storia”. Lei cosa ne pensa?
«Conosco le attenzioni di cui Telecom Italia Media è oggetto. Ma ho l’impressione che oggi La7 sia un giocattolo che piace troppo all’attuale gestione. Se l’era ritrovata come una palla al piede, ricordo gli sbuffi di Franco Bernabé. Oggi tutto è diverso. Nuovi soci? Mah… Penso continuamente al fatto che già dieci anni fa La7 di oggi era già pronta. Poi ci fu la scelta, per me scellerata, di Tronchetti Provera che per quieto vivere politico spese molti soldi per liquidare il nostro ottimo progetto, invece di investirli in una tv di qualità. Io ci guadagnai la cascina in Monferrato. Ma l’offerta televisiva italiana ne perse moltissimo, anche se Tronchetti Provera fu molto liberale nel tollerare trasmissioni apertamente critiche verso di lui. Ma era ormai una tv di nicchia, che non disturbava il manovratore. Un ricordo tra tanti, il compianto neurologo Mauro Mancia che già nel 2002 definì da noi Berlusconi come un caso di psicopatologia narcisistica. In netto anticipo sui tempi. Fossimo partiti dieci anni fa…».
Duopolio Collusivo. Ma è veramente tutto da buttare alla Rai?
«No. Mi piacerebbe telefonare a Lorenza Lei e propormi come direttore del Tg1 a zero euro, gratis, e a tempo, appena per sei mesi. Solo per dimostrare quante eccellenti potenzialità professionali esistano in quella testata e che ora sono ingiustamente mortificate».
Farà quella telefonata?
«No, non la farò. Però mi piacerebbe molto farla… Molto.»
Paolo Conti

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