Pd: l’imbarazzante lezione molisana

sabato, 22 ottobre 2011

Nei giorni scorsi, incredibilmente, D’Alema e Bersani si sono dichiarati soddisfatti del risultato conseguito dal Partito Democratico alle elezioni regionali del Molise: 9,8% di voti alla lista, mentre nel 2006 la somma di Ds e Margherita faceva 23,3%.
Siccome la matematica la conoscono bene anche loro, dobbiamo chiederci perchè questi dirigenti del Pd difendono contro ogni evidenza l’esperimento molisano. Stiamo parlando di un luogo in cui ha vinto le primarie il candidato più moderato, proveniente dal centrodestra: Paolo Di Laura Frattura (nella foto), uno dei fondatori di Forza Italia nella regione. Tanto per capirci, è come se a Milano il centrosinistra avesse seguito i geniali consigli di Cacciari e avesse candidato contro la Moratti, anzichè Giuliano Pisapia, un ex come Gabriele Albertini. La facciata sarebbe stata garantita, com’è avvenuto sia pure con minimo distacco a Campobasso. E’ ovvio che con un candidato Pd marcatamente alternativo rispetto alla destra si sarebbe ridimensionato lo spazio dei grillini, il cui successo è stato determinante nel duello eletorale.
Ma una volta avallata per istinto moderato la scelta più di destra (senza peraltro realizzare il sogno di spostare l’Udc dalla propria parte), i dirigenti del Pd hanno tollerato pure la più sciocca delle violazioni dello statuto: una lista mutilata, cioè formata solo di candidati uomini. Si può essere così retrogradi e masochisti in un partito democratico italiano dell’anno 2011? Non ci credevo, ma evidentemente si può.
Ora D’Alema e Bersani fanno finta che sia andata bene in Molise perchè la loro vocazione è a ripetere operazioni simili su scala nazionale. Ve lo ricordate D’Alema nei giorni successivi alle vittorie di Pisapia e De Magistris, quando esaltava senza tema del ridicolo il “modello Macerata”, cioè il capoluogo in cui s’erano alleati Pd e Udc?
Spero che almeno Bersani si sia accorto dell’errore politico compiuto in Molise, anche se non è disposto a autocritiche e nemmeno a un dibattito pubblico sull’accaduto.

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