Krugman v. Alesina, la notte degli austeri viventi

venerdì, 15 marzo 2013

Negli Stati Uniti è riesploso il dibattito su quale sia la soluzione più efficace per uscire dalla crisi. L’economia americana corre ad un ritmo più sostenuto rispetto all’eurozona, ma il livello di indebitamento pubblico superiore al 100% e l’elevata disoccupazione, i discesa ma ancora vicina all’8%, con un numero ben superiore di inattivi, conferma come gli effetti negativi della grande contrazione stiano ancora danneggiando il sistema produttivo d’oltreoceano. Tra il presidente Obama e la Camera in mano ai repubblicani si sta ripetendo il duello già inscenato negli ultimi mesi sull’innalzamento della soglia legale del debito. L’amministrazione democratica propone un bilancio federale nel quale il contenimento del deficit sia raggiunto grazie ad un mix di nuove tasse e tagli alle spese. Il Gop, guidato dal vice di Romney, Paul Ryan, invece vuole ottenere la riduzione del deficit tramite una massiccia riduzione della spesa pubblica, in particolare quella sociale.

I repubblicani sono stati ferocemente criticati da Paul Krugman, l’editorialista del New York Times e premio Nobel per l’Economia, per la loro “fede” nel rigore che finora avrebbe dato risultati pressochè disastrosi. Krugman ha sottolineato in particolare come le premesse dell’ortodossia conservatrice, ovvero il fatto che i tagli alla spesa siano sempre più efficaci dell’aumento degli investimenti pubblici per stimolare l’economia, siano sbagliati. Questa visione, che si chiama austerità espansiva, è stata cristallizzata in un paper di Alberto Alesina, professore d’economia ad Harvard e noto in Italia per i suoi editoriali economici pubblicati prima su “Il Sole 24 Ore” e poi sul “Corriere della Sera” in coppia con Francesco Giavazzi. Il premio Nobel per l’Economia evidenzia le valutazioni erronee contenute nel  noto studio di Alberto Alesina, rimarcando come “questo lavoro accademico sia stato confutato dagli economisti e dalla realtà più di qualsiasi altra dottrina che io possa pensare”. L’editorialista del New York Times si riferisce al paper più citato dai politici conservatori degli ultimi anni, redatto dal commentatore economico del “Corriere della Sera” insieme alla sua collega di Harvard Silvia Ardagna, di cui avevamo parlato in questo post in merito alla disastrosa previsione di Alesina sugli effetti dell’austerity in eurozona.

Anche Krugman evidenzia, in un post sul suo blog del NY Times intitolato sarcasticamente “La Notte degli Alesina Viventi“,  come il rigore abbia provocato un aggravamento della recessione nell’unione monetaria, rimarcando come a simili conclusioni sia giunto anche il Fondo monetario internazionale. Lo stesso capo economista del Fmi, Olivier Blanchard, aveva lanciato tempo fa l’allarme su programmi di consolidamento fiscali troppo rapidi, che avevano il difetto di peggiore invece che risolvere i problemi dei paesi.  A sostegno di Alesina, e contro Krugman, è intervenuto il quotidiano economico Wall Street Journal. In un editoriale firmato dal vice direttore Daniel Henninger, intitolato “Fuga dall’inferno della spesa pubblica”, il Wsj prende posizione a favore dell’austerità espansiva, citando a difesa di questa tesi i lavori di Alberto Alesina. Secondo il quotidiano finanziario le posizioni dell’editorialista del “Corriere della Sera” non sarebbero conservatrici, ma si baserebbero sui problemi provocati dagli eccessi di spesa in Europa.

I commenti sono chiusi.

I commenti di questo blog sono sotto monitoraggio delle Autorità. Ti preghiamo di mantenere i toni della discussione entro i limiti di buona educazione e netiquette in essere come regole del blog. Inoltre usa con moderazione i seguenti comandi di formattazione testo.