Perchè la Scaraffia tira per la giacca gli ebrei?

mercoledì, 3 novembre 2010

Riporto, dall'”Osservatore Romano”, questa nota critica dedicatami da Lucetta Scaraffia.
E’ possibile che un romanzo che vuole essere una vigorosa condanna dell’antisemitismo possa invece fare l’effetto contrario – se pure contro la volontà dell’autore – e per questo suscitare dei dubbi e delle critiche? Certo, anche se l’autore è Umberto Eco, perché l’eterogenesi dei fini esiste.
Ma così non la pensa Gad Lerner che ieri, nella trasmissione dell’Infedele in gran parte dedicata al nuovo romanzo di Eco, Il cimitero di Praga, ha bellamente ignorato le riserve avanzate su questo tema da ben tre articoli apparsi su Pagine ebraiche – di Anna Foa, Riccardo di Segni, Ugo Volli – per considerare invece come unica rappresentazione di questo atto di lesa maestà la mia recensione al libro stesso apparsa sull’Osservatore romano, e quindi fare solo della mia riverita persona il capro espiatorio dell’inconcepibile crimine suddetto. Tacendo, per l’appunto, il fatto che sul giornale della Santa sede accanto alla mia era riprodotta anche la recensione di Anna Foa apparsa su Pagine ebraiche.
Così il dubbio che il romanzo possa avere sui lettori un’influenza antisemita – o comunque non contribuire affatto a smascherare i famigerati Protocolli – è stato confinato a una bizzarra e ultradiscutibile posizione di “cattolicesimo integralista”, naturalmente nemica di Eco perché lo scrittore sarebbe troppo libero e aperto, contrario ai “dogmi”, che tanto soffocano, invece, il pensiero dei cattolici. Un modo manipolatorio per non parlare di un problema vero, per far finta che i cattivi sono sempre i soliti, che tutto va sempre bene. Per Lerner e per i suoi amici, ovviamente.
Lucetta Scaraffia

Molto singolare la rimostranza della Scaraffia: non mi accusa di aver riportato scorrettamente la sua recensione pubblicata dall'”Osservatore Romano”, il che sarebbe grave, ma solo di non averla collocata in buona compagnia ebraica. Non le bastavano i suoi (presunti) buoni argomenti per stroncare Eco? No, anche lei confidava di rafforzarli con “l’ebreo che la pensa come me”. Pratica deteriore molto in voga di questi tempi, nei quali “l’amico ebreo” si cita strumentalmente come se potesse derivarne chissà quale legittimazione. Si dà invece il caso che l'”Osservatore Romano” è l’organo ufficiale di una struttura gerarchica: una sua presa di posizione fa notizia perchè in qualche modo rappresenta la Chiesa di Roma. Dunque pesa di più rispetto ad altre recensioni di autori cattolici che magari la pensano diversamente, come Massimo Introvigne all’Infedele e su “Avvenire”. Invece il parere di un ebreo, per quanto autorevole e sempre rispettabile, vale quanto il parere di un altro ebreo (e peraltro quello di Riccardo Di Segni su “Il cimitero di Praga” non somiglia affatto alla livorosa stroncatura della Scaraffia). Insomma, avevo buoni motivi giornalistici per privilegiare l’uscita della Scaraffia rispetto alle altre numerose recensioni uscite, a prescindere dalla religione di chi le aveva scritte.
Non tema, Lucetta Scaraffia: considero assolutamente lecito parlar male di Umberto Eco. Ma al posto suo non avrei usato mai l’argomento della pericolosità di un libro; non l’ho fatto neppure nel caso di “Le benevole” di Jonathan Littel, ben altrimenti morboso e voyeuristico nel descrivere la Shoah, eppure dotato di un impianto narrativo poderoso.
Seguendo il suo schema mentale, malissimo farebbe ai berlinesi visitare in questi giorni la mostra sulla popolarità di Hitler in cui li si invita a fare i conti col senso comune cui aderirono sotto il Terzo Reich. Il libro di Eco può piacere o non piacere, ma accusarlo di antisemitismo involontario è una grossolanità che non si ripara tirando per la giacca Anna Foa, Ugo Volli o Riccardo Di Segni. Tutto ciò sia detto con immutata stima.

Gad Lerner

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